LA CORRELAZIONE TRA VITA URBANA E DISAGIO PSICOLOGICO
Al contempo, è dimostrato come un’ambiente caratterizzato da un contesto sonoro fastidioso2 sia correlato all’insorgenza di problematiche sia di tipo ansioso che depressivo.
Anche il tipo di “attività” tipico della vita urbana sembra incidere sul benessere emotivo. Una ricerca svedese del 2011 aveva già individuato una connessione fra il “commuting” urbano3 (ovvero lo spostarsi da casa attraverso il traffico cittadino per raggiungere il posto di lavoro) ed elevati indici di stress psicofisico.
Tutto questo senza contare il paradosso per cui proprio le città, ovvero le aree più densamente popolate del pianeta, risultino al contempo i luoghi con maggior incidenza di sentimenti di solitudine ed esclusione sociale4, correlando così la vita urbana non solo a maggior ansia e depressione5, ma persino a una maggior incidenza di condizioni gravi, quali la schizofrenia6.
Considerando infine gli studi che ci suggeriscono come una semplice camminata in ambiente naturale possa diminuire la “ruminazione”7 tipica degli stati depressivi, appare come sempre più chiara l’associazione fra assenza di elementi naturali tipica della realtà urbana e diminuzione del benessere psicofisico (e il suo vice-versa).
In questo tipo di scenario, e con un’attesa pari al 70% di popolazione stanziata nelle città entro il 2050, le scienze che si occupano del benessere dell’individuo non possono che continuare a interrogarsi riguardo all’impatto della vita urbana sul benessere psicofisico e indagare ulteriormente in tal senso.